La pressione arteriosa è quella forza con cui il sangue viene spinto attraverso i vasi.

Essa dipende dalla quantità di sangue che il cuore spinge quando pompa e dalle resistenze che si oppongono al suo libero scorrere

Che cos'è la pressione del sangue

La FISICA insegna che la pressione è direttamente proporzionale alla forza che agisce in direzione perpendicolare ad una superficie ed inversamente proporzionale all'area della superficie a cui la forza è applicata (P=F/S). Di conseguenza tanto più la superficie è piccola (ago di uno spillo, lama di un coltello ecc.) e tanto più la pressione aumenta (a parità di forza applicata).

 

Pressione
 
 

Ci accorgiamo di questa legge fisica quando, per esempio, camminiamo sulla neve fresca e sprofondiamo. In questa situazione il nostro corpo esercita sul terreno una forza F tramite una superficie di appoggio S data dalle dimensioni delle suole. Quando ci si sposta sugli sci lo sprofondamento è molto meno evidente poiché la superficie di contatto S aumenta.

La pressione può essere espressa tramite diverse unità di misura (Pascal, Torr, Atmosfera, Bar, ata).

Quando si parla di pressione arteriosa la scala di riferimento è il millimetro di mercurio (sigla mmHg)

La FISIOLOGIA insegna che il cuore è una pompa molto efficace capace di sollevare in 24 ore una tonnellata all'altezza di dieci metri. Contraendosi e rilassandosi questo prezioso organo invia il sangue a tutti i tessuti del corpo. Il lavoro svolto dal cuore è notevole tanto che nel corso della vita pompa circa 190 milioni di litri di sangue che sarebbero sufficienti a sollevare di tre metri un'intera portaerei.

Ogni volta che questo muscolo si contrae (sistole) il sangue viene messo in circolo con una notevole velocità (circa 50 cm/secondo). Le pareti dell'aorta, il principale vaso arterioso che esce dal cuore, vengono distese con forza dal passaggio del sangue. Fortunatamente queste pareti non sono rigide ma hanno la possibilità di dilatarsi e contrarsi in relazione alla quantità di sangue che le attraversa. Tale meccanismo consente di regolare efficacemente la pressione del sangue.

La pressione massima dipende quindi dall'efficienza della pompa cardiaca (quantità di sangue espulso ad ogni contrazione) e dall'elasticità delle pareti delle arterie. In condizioni normali la pressione massima o sistolica è pari a 120 mmHg. Quando il lume delle arterie si restringe o diminuisce l'elasticità delle pareti, il sangue incontra maggiori difficoltà a scorrere e la pressione massima aumenta oltre i valori normali.

Quando lo svuotamento del cuore termina inizia la fase di riempimento (diastole). In questo periodo il flusso del sangue nelle arterie diminuisce così come la pressione che raggiunge il suo valore minimo (pressione diastolica o minima) un attimo prima dell'inizio della nuova sistole.

La pressione arteriosa minima dipende quindi dalla resistenza che il sangue incontra nei tessuti periferici. Tanto più il flusso viene ostacolato e tanto più lentamente la pressione scende. In questa situazione il valore minimo che si raggiunge prima della successiva sistole è superiore al valore normale di 80mm Hg.

Pressione arteriosa = portata cardiaca x resistenze periferiche.

La portata cardiaca è la quantità di sangue espulsa ad ogni sistole dal ventricolo sinistro moltiplicata per il numero di battiti al minuto.

La pressione arteriosa è quindi determinata da tre fattori principali:

  • la quantità di sangue che viene immessa in circolo durante la sistole e sua viscosità (ematocrito)
  • la forza di contrazione del cuore
  • le resistenze offerte dai vasi (arterie e vene) al passaggio del flusso sanguigno;

Questi tre elementi subiscono un controllo esterno mediato soprattutto da stimoli ormonali e nervosi. Il nostro corpo è infatti in grado pressionedi regolare autonomamente la pressione cardiaca in base alle esigenze metaboliche dei vari organi. A causa dei ritmi circadiani la pressione arteriosa varia durante la giornata, raggiungendo i valori massimi durante la prima mattinata e nel tardo pomeriggio

Così per esempio mentre saliamo le scale la pressione aumenta sia perché i muscoli e l'apparato respiratorio hanno bisogno di più ossigeno (aumento della gittata sistolica e della frequenza cardiaca) sia perché la contrazione muscolare tende ad occludere i vasi aumentando le resistenze periferiche. Al contrario mentre dormiamo la pressione si abbassa in quanto le richieste metaboliche dei vari organi sono inferiori. Anche un bagno caldo, grazie all'effetto dilatatorio del calore è in grado di diminuire la pressione arteriosa.

La pressione del sangue deve rimanere entro un range di valori prestabiliti per assicurare ossigeno e nutrienti a tutti i tessuti. Tale intervallo varia dai 75 agli 80 mmHg per la pressione minima e dai 115 ai 120 mmHg per la pressione massima.

Al di sotto di questi valori il sangue non viene immesso in circolo in maniera efficace ed i tessuti periferici tendono a ricevere meno ossigeno e nutrienti. Il senso di vertigini, vista annebbiata e svenimento avvertito da chi soffre di pressione bassa è proprio dovuto al ridotto apporto di ossigeno alle cellule del cervello. Anche le persone "sane" si accorgono di questi effetti quando, per esempio, si alzano di colpo dalla posizione coricata (ipotensione ortostatica). In questi casi si verifica un brusco calo di pressione dovuto alla forza di gravità che richiama il sangue nei vasi inferiori determinando al tempo stesso un temporaneo iperflusso di sangue a livello locale. In condizioni normali i vasi rispondono a questo fenomeno contraendosi ed ostacolando quindi il flusso verso il basso; allo stesso tempo l'aumento di pressione è favorito dall'accelerazione del battito cardiaco.

Quando un soggetto soffre di ipertensione le pareti vasali sono costrette a sopportare forti sollecitazioni che, quando diventano particolarmente elevate, possono provocarne la rottura. Ciò predispone l'individuo all'arteriosclerosi e ai pericolosi danni d'organo che coinvolgono generalmente reni, cuore, vasi, cervello ed in alcuni casi anche l'occhio. Il cuore, tanto per citare un esempio si trova costretto a contrarsi contro una resistenza elevata e può "cedere" (infarto) per l'eccessivo sforzo.

Via: Mypersonaltrainer.it